2 ottobre 2007

Sui binari del treno...


Eccomi qua per l’ennesima volta con il mio trolley in mano. Sono pronta a partire. Per quale meta? Non lo so nemmeno io, la più lontana possibile da questo piccolo paese e dai suoi problemi.
Salgo sul primo vagone disponibile e mi accorgo di aver dimenticato di obliterare il biglietto...mancano 5 minuti alla partenza, scendo di corsa ce la devo fare non voglio rimanere bloccata qua nemmeno un’ora in più.
Chiedo ad una simpatica signora di controllarmi un secondo il bagaglio, nel frattempo corro verso l’obliteratrice, tutti mi guardano con occhi sospetti. Perché in fondo? Sono solo una persona che vuole scappare dalla sua vita, una persona che è solo alla ricerca della felicità.
Finalmente sento il treno partire, sento il suono che sin da bambina mi incantava l’udito. Si ha sempre una bella sensazione quando senti il rumore stridulo della rotaia, a me ha sempre dato quell’idea di libertà...quale miglior modo di fuggire se non all’interno dei vagoni di un treno?
Mi separano tanti chilometri dalla mia meta, decido di alzarmi e camminare su e giù per il corridoio, qualcuno mi ferma mi chiede se voglio sedermi, non ne ho voglia, mi affaccio al finestrino, sento l’aria scontarsi con il mio viso, il paesaggio scorre velocemente davanti ai miei occhi, come i pensieri nella mia mente.
Troppi pensieri. Ma io da chi sto scappando da loro o da me stessa?o dagli altri? La paura del giudizio della gente in un paese piccolo come il mio. Mi sento stanca. Un ragazzo si accorge del mio attimo di debolezza e mi cede gentilmente il suo posto. Lo ringrazio. Stiamo due minuti in silenzio a fissarci, lui vuole chiedere, io non voglio dire.
Intanto il treno continua a correre e a portarmi via, lontano da tutto e da tutti. Rientro nel mio vagone, c’è sempre la simpatica vecchietta seduta di fianco a me, anche lei mi guarda in modo strano, non ci faccio caso, chiudo gli occhi e mi metto a dormire.
Quando li riapro è quasi l’alba, mi volto verso il finestrino. I colori si mischiano tra di loro nelle tonalità del rosa, rimango incantata a guardare il paesaggio, per un attimo dimentico i miei problemi, ma poi ad un tratto un dolore alla pancia me li fa ricordare. Guardo l’ora, tra poco devo scendere, ci sarà Giulia ad aspettarmi. Torno nel corridoio. Lì, fermo ancora al suo posto, c’è lo stesso ragazzo di ieri sera, ci guardiamo di nuovo, questa volta mi siedo accanto a lui e cominciamo a parlare.
Gli chiedo di lui, del suo nome, della sua meta, della sua vita. E lui chiede di me, del mio nome, della mia meta, della mia vita. “Credo che i fatti parlino senza bisogno di ulteriori spiegazioni” gli rispondo “Ho 18 anni e sono rimasta incinta di un ragazzo con cui sono uscita per un mese, pensavo fosse una persona speciale e invece si è rivelato il solito irresponsabile. Ora comincia a vedersi la pancia e i miei non sanno nulla e non voglio che sappiano, per questo sto scappando. Arriverò a Roma, lì mi aspetta un’amica e poi deciderò il da farsi.”
Lui mi guarda e ascolta attentamente, è il primo che capisco che non lo fa per giudicare, il suo fare è sincero e riesco finalmente per la prima volta a sfogarmi con qualcuno, con uno sconosciuto. Mi dice che se vorrò lui mi darà una mano. Lo abbraccio, anche se non lo conosco sento di potermi fidare.
“La prossima fermata è la mia” gli dico. Riusciamo a dirci ancora due parole, quando ad un tratto il manovratore tira i freni e io capisco che devo scendere. Sono arrivata. È arrivato anche il momento di affrontare la realtà; per un po’ di ore ho cercato di dimenticare, di essere di nuovo una semplice ragazza anche se gli sguardi della gente erano sempre pronti a ricordami quello che mi era successo.
Scendo dal treno. Sento di nuovo il rumore stridulo delle rotaie; da lontano una voce amica mi chiama. È Giulia, la abbraccio e scoppio in lacrime.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ci sono cose in questo piccolo scritto di te che mi hanno provocato dolore.. fisico..
Non voglio dire altro, perderebbe tutto di senso..
un abbraccio