27 marzo 2008

L'ombrelllo

Seduta davanti a me stava una bambina dai lunghi capelli e dai grandi occhi nocciola, mi colpì in particolare il suo sorriso così puro e pieno di speranza.
Non faceva altro che giocherellare con il suo piccolo ombrello fiorato e colorato di rosa, ma quell’ombrello era il simbolo della povertà e forse dell’infanzia mancata. Lo avevo già notato prima di salire sull’autobus quando, in attesa alla fermata, la piccola lo aprì e il tessuto rimaneva attaccato forse solo alla metà delle stecche che lo componevano. Era tutto rotto, usurato ed anche rischioso nelle mani di una bambina, proprio a causa del metallo che fuoriusciva.
Ma lei era così fiera di quel suo oggetto, sembrava la bambina più felice del mondo.
Accanto a lei una donna con un foulard che le faceva da copricapo, il viso stanco e segnato dal tempo. Nonostante avessi capito che era una donna giovane, dimostrava comunque il doppio dei sui anni. Teneva a quella bambina e forse era dispiaciuta anche lei di non averle potuto comprare un ombrellino nuovo.Durante tutto il tragitto non potei fare a meno di osservare la piccola e pensavo a quanto fosse ingiusta la vita. Rubare l’infanzia è forse il reato peggiore che si possa commettere. In questo caso, però, non ci sono colpevoli, ma solo vittime.

1 commento:

Brain Damaged ha detto...

Ehi! Vogliamo nuovi interventi sul blog! Che fine hai fatto? :P